In quest'opera è manifesto l'amore che l'autore nutriva per le tradizioni musicali popolari di tutto il mondo, per le culture extra-europee: il Chant de Linos era, nell'antichità greca, come recita il sottotitolo della partitura, un lamento funebre interrotto da grida e danza. L'opera si conforma a questra struttura, non in maniera generica, ma alla lettera: lamento, grida, danza distinguono precisamente i cari momenti. Come notano Pierre-Yves Araud e Alexandra Gros (Jolivet et la flute, La traversiere, Parigi, Luglio 1995, pp 13-20)" i canti funebri sono di una bellezza che li paragona alle più belle pagine della storia della musica mentre i disegni rapidi e ritmici nelle tessiture estreme (lettera B) sovrapposti omoritmicamente a quelli del pianoforte, evocano per la loro intensità drammatica le grida della folla: il virtuosismo diventa così ricerca timbrica"
Nella danza infinite, il flauto è utilizzato non solo come strumento incantatore, ma come percussione (vedi le Cinq Inantations). Il motivo in note ripetute della danza che appare due volte (lettera F e T) non può non evocare la seconda Incantation".
Questa è precisamente l'articolazione dei tre momenti utilizzando le lettere dell'edizione Leduc:
Introduzione - grida
A) canto funebre - meno mosso
B) grida
C) lamento
D) grida più mosso
E) cadenza
F-K) danza - allegro
L - Q) grida - meno mosso
R) canto funebre
S) grida - più mosso
T) danza - allegro
Artaud e Gros notano inoltre come l'aspetto modale dell'opera sia di estrema importanza, e richiami, nel nome dell'ispirazione all'antica Grecia "una concezione non temperata che , a dire il vero, si esprime meglio nella formazione di quintetto strumentale che nel confronto con il pianoforte. Si tratta propriamente di musica microintervallare senza microintervalli!"