Trascrizioni flautistiche del repertorio violinistico

Maddy

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14 Luglio 2019
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L'antica tradizione della trascrizione, nata nel periodo Barocco come mera intercambialità degli strumenti, si andò sempre di più affermando nel classicismo e romanticismo.
La ricerca emotiva e la volontà d'essere graditi ad un pubblico più largo finì con il creare una letteratura vastissima di parafrasi, variazioni, elaborazioni delle più celebri opere. In alcuni casi si arrivò a relegare in secondo piano i brani originali stessi.
In quest'ottica è emblematico il rapporto tra flauto e violino che in ogni epoca hanno sviluppato una letteratura parallela, ma non solo! Nell'Ottocento questi due strumenti vissero un grosso sviluppo organologico e tecnico (Niccolò Paganini, Giulio Briccialdi, Theobald Boehm), ma proprio questo sviluppo rese molto complesso il tentativo di reciproca emulazione.
Le trascrizioni flautistiche del repertorio violinistico possono essere suddivise in tre gruppi:
1) opere del periodo barocco che indicavano la possibilità di una doppia versione strumentale dedicata al flauto o al violino
2) opere del periodo romantico specificatamente scritte per violino
3) opere tratte dal repertorio violinistico di tutti i tempi rilette alla luce delle aumentate possibilità contemporanee del flauto e che quindi ne hanno reso possibile un'esecuzione integrale e precisa.
 
Nicolò Paganini: Concerto n°2 in Si minore detto "La Campanella"
rappresenta l'emblema dello spirito vocalistico del "bel canto" di impronta rossiniana. Travolgente, bizzarro e dalla misteriosa acrobaticità.
Composto nel 1826, la prima versione per flauto (del solo secondo e terzo tempo) fu realizzata intorno al 1850 dal Conte Jean Remusat il quale lasciò il vecchio strumento ad otto chiavi per il moderno flauto Boehm. Le aumentate capacità tecniche dei flautisti e l'assimilazione delle nuove possibilità hanno consentito di realizzare una versione integrale del concerto, senza tagli o riduzioni.
La casa editrice francese Gerard Billaudot ha pubblicato non solo la parte di flauto con accompagnamento di pianoforte, ma l'intera partitura, realizzata ex novo, in cui si riporta la versione flautistica.
 
Concerto in Mi minore op. 64 - Felix Mendelssohn-Bartholdy

Ebbe una gestazione abbastanza lunga, dal 1838 al 1844 e fu dedicato all'amico di Mendelssohn, il violinista Ferdinand David (dedicatario anche del brano virtuosistico "Moto perpetuo" composto da Paganini). Fu subito considerato dalla critica come un capolavoro assoluto, soprattutto per la scelta di destinare il tema principale al solista (novità rispetto al concerto classico che era solito affidare al solista il tema iniziale).
Nel brano originale i "soli" flautistici all'interno dell'orchestra erano molto importanti e per questa ragione, su richiesta di uno sconosciuto flautista, Mendelssohn trascrisse per flauto tutto il terzo movimento, con accompagnamento del pianoforte.
Purtroppo questa versione è andata perduta. E solo diversi anni dopo la morte di Mendelssohn, il compositore flautista Wilhelm Popp pubblico una versione flautistica del concerto.
Numerosi sono stati i flautisti famosi cimentati nell'esecuzione di questo Concerto (Andràs Adorjan, Jean-Pierre Rampal, Janos Balint) i quali cercarono sempre più di accrescere la tensione emotiva applicando in taluni casi la respirazione circolare (Balint). Quindi la trascrizione di questo Concerto è un tipico esempio di uso delle più avanzate tecniche flautistiche del 900 per eseguire il più fedelmente possibile un brano destinato inizialmente al violino.
Tra le pubblicazioni più autorevoli cito Billaudot (versione di A. Adorjan) ed International Music Company (versione J.P. Rampal).
 
Sergej Prokofiev, Sonata per violino solo op. 115

Segnalo questa trascrizione di Gian-Luca Petrucci perchè si crea un parallelo con la Sonata in Re Maggiore op. 94 per flauto e pianoforte (1942) che venne trascritta quasi immediatamente per violino da David Oistrakh dando vita ad un'operazione opposta a quella avvenuta nel secolo precedente.

Prokofiev scrisse la sonata per violino op. 115 (per violino solo o più violini all'unisono) dopo aver ascoltato una prova finale della classe di violino del Conservatorio di Mosca, mentre eseguivano all'unisono alcuni tempi estratti dalla "Terza Partita" per violino solo di Johann Sebastian Bach. Quindi ispirato da umore barocco. Petrucci nel trascrivere questo brano sottolinea l'ironico sarcasmo della musica di Prokofiev, l'incisività del suo impulso ritmico, le brusche modulazioni, i temi improvvisamente malinconici e sognanti. Il tutto inquadrato in un contesto tecnico che Prokofiev abitualmente destina al flauto sia nelle parti orchestrali che solistiche.
 
Segnalo:

- Concerto per violino di Ludwig Van Beethoven, trascrizione svolta da William Bennett
- Concerto per violino di Jean Sibelius realizzata da Liisa Ruoho
- Fantasia op. 159 per violino e pianoforte di Franz Schubert (trascrizione Robert Stallman)
- Zingaresca op. 20 per violino e orchestra di Pablo de Sarasate (trascrizione Robert Stallman)

Ferruccio Busoni nel 1910 nel suo saggio "Wert der Bearbeitung" asserisce che in realtà "ogni notazione sia già trascrizione di una idea astratta ed una musica buona, grande, universale resti la stessa qualunque sia il mezzo attraverso cui si faccia sentire. Perchè l'opera d'arte musicale sussiste intera e immutabile prima di risuonare e dopo che ha terminato di risuonare. È insieme dentro e fuori del tempo".