Sonata Prokofiev op.94 - Flauto Sol# aperto

yr_great

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14 Agosto 2019
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Sergej Prokofiev scrive la sua Sonata per flauto e pianoforte op 94 nel Giugno del 1943.
Prokofiev aveva già dimostrato in molte sue opere un interesse particolare per il flauto, basti pensare ai soli della Sinfonia Classica o di Pierino e il lupo.
Ho sentito dire che però sia la Sonata che i soli erano stati pensati per un flauto con Sol# aperto. Vero?

Nel frattempo inserisco un bellissimo I tempo del nostro Davide Formisano. Come pompa il suono lui...nessuno! :D

 
Ti confermo che era stato concepito per flauto in Sol#, ancora oggi usato da molti esecutori russi!
A testimonianza molti passaggi sono più agevoli con questo sistema di flauto. Un esempio ne è il passaggio che compare al n°13 del II tempo.
Anche la parte centrale in 2/2, Poco più mosso, è un Trio su un tema che suona molto "russo", ed insieme al passo in Pierino e il lupo è un indizio di come Charkovski (il primo esecutore della Sonata, 7 Dicembre del 1943) e altri flautisti Russi usassero flauti con il Sol# aperto.
 
Molto interessante. Però se qualcuno mi spiegasse cos'è o com'è fatto un flauto con Sol# aperto, il tutto mi sarebbe più comprensibile :D
grazie.
 
Boehm ha disegnato i suoi primi flauti con tutti i tasti aperti, partendo dal principio che tutti i tasti dovevano essere aperti.

Il suo ragionamento era principalmente basato su due aspetti

1. Più tasti restavano aperti (e più larghi erano) più il suono risultava potente.
2. Avendo tutti i tasti aperti, si riduce il "veiling effect" (quello che rende il suono un po calante) dato dal tasto chiuso successivo al primo tasto aperto che produce il suono.

Boehm quindi lasciava chiuso solo il tasto del Re#, più che altro solo per ragioni di comodità in quanto il mignolo della mano destra (che come avviene adesso) deve sempre schiacciare quel tasto (eccetto che per il Re) forniva un supporto fisico per reggere il flauto.
Mentre il Sol# restava sempre aperto.
Poichè il sistema Boehm diventò sempre più popolare, i flautisti che dovevano passare dal vecchio sistema di flauto ad 8 chiavi al nuovo sistema Boehm, dovevano imparare tutte le nuove diteggiature. Sembra che la diteggiatura che avevano più difficoltà a recepire fosse proprio la chiave del Sol# aperta (che per l'appunto restava chiusa nel sistema ad 8 chiavi).
Quindi dopo un po di esperimenti decise di inserire il foro del Sol# sul retro del flauto (dove si trova attualmente).
È stata una modifica principalmente attribuita al flautista Vincent Dorus.

I tre problemi principali del Sol# chiuso sono però i seguenti:

1. questo sistema rovina l'emissione del Mi acuto, quindi occorre il sistema del Mi snodato per correggere questo problema.
2. meccanicamente è più complicato da costruire
3. Il tato del Sol# chiuso è illogico in quanto quando si fa dal Sol al Sol# si preme un altro tasto per andare su con la scala (mentre la logica dice che più tasti si chiudono...e più si scende!)
 
Nel 1943 Prokofiev soggiorna a Pern, negli Urali. La bellezza di questa regione si riflette su questa Sonata, tanto che la si definisce come la composizione più serena e solare del periodo di guerra di Prokofiev.
Il compositore dice a tal proposito: "Avevo a lungo desiderato scrivere musica per flauto, uno strumento che sentivo immeritatamente negletto. Volevo scrivere una sonata in uno stile classico, fluido e delicato".
Sostakovic la definisce come "un lavoro magnifico e perfetto"!!
L'opera viene calorosamente applaudita durante la prima esecuzione al Conservatorio di Mosca, in particolare da David Oistrach, che propone a Prokofiev di scrivere una versione per violino, la quale vide la luce l'anno seguente con il numero di 94 bis. La parte per pianoforte rimane la stessa, mentre quella per violino presenta qualche variante.
La Sonata nel primo tempo ha uno stile classico, chiaro nell'aspetto superficiale della "forma sonata" e le relazioni tonali fra i vari temi. Relazioni tonali che comunque vengono immediatamente "ridicolizzate" nel momento stesso in cui vengono proposte. Vi troviamo insomma molte stravaganze compositive tanto da rendere questa Sonata fortemente novecentesca.
 
Vi riporto un piccolo articolo di Emilio Galante a proposito di questa Sonata:

Il primo tempo, Andantino (Moderato nella versione violinistica) in 4/4, re maggiore, è in forma-sonata. Due temi molto melodici lo governano: il primo si presenta subito nella tonalità d'impianto e possiede quella cantabilità felice e distesa che innanzitutto distingue questa Sonata. Questo primo tema è un esempio felice di sensibilità novecentesca: il re della prima minima perde subito il suo carattere maggiore in un'ambiguità modale dove il secondo e il terzo grado possono essere maggiori o minori e la sensibili è sempre abbassata. È proprio questo do bequadro a rendere naturale la trasposizione a battuta 5. Il caratttere funzionale della progressione armonica si indovina da lontano solo nella progressione del basso, dalle tipiche movenze barocche governate dal circolo delle quinte. Non a caso l'armonica si comprende più facilmente con quelle sigle con funionali che il jazz ha reso consuete nel nostro secolo (Re - do min. 9/sol - Si bemolle 7+ - la min 7 - re min. 7 - Sol)
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Il secondo tema (battuta 21 n.2) in la maggiore viene subito ripreso all'ottava leggermente modificato mentre il pianoforte ne contrappunta a due mani alcuni elementi. La parte centrale comincia con un nuovo tema, dal carattere ritmico e marziale, nel quale ritmi binari e quelli ternari si giustappongono di continuo, secondo un tpico gesto stilistico del compositore. A b.50, il primo tema riappare un semitono più alto. Lo sviluppo comunque si dipana con un caratere di marcia militare. La ripresa ripresenta i temi già intesi, con il secondo nella tonalità d'impianto e si conclude pianissimo dopo una coda veloce ed aerea.
Il secondo tempo, Allegro presto (Scherzo nella versione violinistica) è uno Scherzo in la minore, su un rapidissimo 3/4 È una danza rustica ed insolente dal carattere più ritmico che melodico che gioca sull'ambiguità fra due e tre.

Si veda a questo proposito come il basso nel tema sia in due
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mentre nella trasposizione in do maggiore dopo otto battute è in tre.
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La parte centrale in 2/2, Poco più mosso, è un Trio su un tema che suona molto "russo". La ripresa è seguita da una Coda molto brillante.
L'Andante in 2/4 è la sola vera oasi di riposo in questa sonata. La forma è tripartita (A: b1 - n.28 / B: nn.28-30 / C: n.30 - Fine).
Il primo tema, semplice nella scrittura, ricorda sia Schumann che Brahms per il suo colore melanconico. È presentato alternativamente dal flauto e dal pianoforte. Al n.28 s'impone una certa animazione per l'apparizione di una figurazione in sestine. La terza parte inizia contrappuntando fra loro le melodie presentate nella prima e nella seconda, in un delizioso sol bemolle maggiore (bb. 66-71), dal carattere intimista e tinto di impressionismo, e conduce poi ad una breve conclusione.
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Nel finale Allegro con brio, turbolento e pieno di vita, i due strumenti giocano come due rivali sullo stesso campo. La forma è quella di un Rondò a quattro temi. Il primo si presenta alla prima battuta, il secondo alla sesta battuta del n.32. Al poco meno mosso (terza del n.33) il pianoforte introduce un nuovo tema di carattere marziale che sembra preso da un esercizio dell'Hanon.
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Dopo la ripresa dei due primi temi in forma abbreviata (n.35 e sesta di n. 35) e del poco meno mosso (battuta 14 di n.35) un episodio in fa maggiore introduce un nuovo carattere, lirico e cantabile (n.36). La nuova ripresa dell'Allegro con brio al n.39 è vivace, spumeggiante e virtuosistica, con veloci movimenti in terzina del flauto e accordi quasi clusters del pianoforte.