Ciao tutti. La questione è complessa e provo a descrivere ciò che credo di aver intuito nella mia esperienza. Il flauto metallico sistema Boehm (1847) è uno strumento nuovo rispetto al traversiere e ai flauti di legno con cameratura conica. Risulta più intonato, potente ed omogeneo. Quando comparve, molti lo osteggiarono proprio perché, oltre ad altri motivi (come ad esempio la necessità di imparare una nuova diteggiatura), aveva un suono diverso, mancante delle differenze sonore fra i registri e le diverse note, fino ad allora apprezzate. Per alcuni il suo suono appariva anti-musicale, poco delicato, sguaiato, che non si integrava con gli altri legni e gli archi dell'orchestra. Oltre alla diversa concezione sonora che implicava, necessitava di un modo diverso di suonare con una tecnica appropriata. Nacquero quindi metodi specifici e la scuola francese definì un modello sonoro che intendeva imitare il solismo del violino e la voce dei cantanti. Si voleva un suono puro e cristallino, con un leggero vibrato, molto legato, privo di differenza fra i vari registri. Taffanel, Moyse, Rampal hanno fatto scuola e si è imposto un suono ben timbrato e con grande proiezione, benché con spiccati colori dinamici (si ascoltino ad es. le registrazioni di flautisti come M. Larrieu, K. Zoller, C. Klemm, A. Nicolet, P.L. Graf, W. Bennet, A. Tassinari, ecc.). Poi è apparso J. Galway che ha stravolto il mondo flautistico con un suono ancora più potente e dalle spiccate qualità solistiche. L'emigrazione dei flautisti francesi, le molte masterclass, la facilità degli spostamenti dovuta ai moderni mezzi di trasporto e l'attuale globalizzazione della comunicazione, hanno determinato la scomparsa delle scuole nazionali (con le loro differenze) e l'omologazione delle tecniche di emissione. Oggi è praticamente inammissibile suonare poco intonato o stimbrato; la concezione moderna del suono flautistico vuole presenza solistica e grande omogeneità (e questo non vuol dire essere inespressivi e privi di differenziazione dinamica). Quando gli insegnanti chiedono omogeneità vogliono che ogni suono di una linea melodica sia ben timbrato, relativamente parlando, di pari intensità e timbro. Ciò presuppone che ogni nota sia ben emessa e sostenuta, direzionata e legata. E' necessario rafforzare le note più deboli (ad es. quelle gravi), addolcire le note dell'estremo acuto, eliminare la sonorità vuota di alcune note (ad es. do#, mib). Immaginate un passo in cui una nota sia giusta, una stimbrata, l'altra forte e l'altra ancora debole. Vi piacerebbe? Avrebbe senso? L'espressione sonora è simile al parlato. Non si parla meccanicamente; esiste una logica di condurre la frase; ci sarà un'accentazione e un'intensificazione direzionata, un'uso del fiato ed un modo di portare la conclusione. Certamente non dite una parola debole, l'altra forte, poi una con timbro diverso, l'altra fortissima, eccetera. Così non potete suonare ad esempio una scala con un suono fortissimo, l'altro con intensità minore, uno con colore dolce, l'altro sforzato e via dicendo. Non potete suonare note presenti all'inizio finché avete fiato e poi indebolire per via della mancanza di fiato; non potete avere una nota bella timbrata e l'altra sbiadita, sfocata. Non potete avere una nota intonata e l'altra no (le due note devono avere il giusto rapporto fra loro). La vostra respirazione e la voltra imboccatura devono essere capaci di gestire la situazione. La vostra imboccatura non può "slabbrarsi", così da perdere direzione e concentrazione del soffio, a discapito dell'intonazione e del timbro. Naturalmente l'interprete rende la sua esecuzione bella e musicale, variando colori e dinamiche a seconda del caso; ma il substrato del suono sarà sempre ben definito: la nota forte sarà timbrata al pari di quella in piano. E' necessario dunque, allenarsi a timbrare tutti i suoni, a soffiare sufficientemente in ogni punto della frase, ad eliminare le differenze fra i registri e nelle note più scomode, affinché l'omogeneità ci venga in soccorso per essere belli ed espressivi. Caro FluteGuy l'interpretazione di Pahud può non piacere, ma non può dirsi inespressiva. Se ascolti bene, sentirai che ci sono tutte le note (omogeneità), ma che sono condotte con diversa intensificazione e con un fraseggiare musicale.