Storia del flauto dolce - Il Novecento

Sweety

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3 Settembre 2019
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Negli anni immediatamente successivi alla prima guerra mondiale, un valente violinista e liutaio inglese, Arnold Dolmetch (1858-1940), compie interessanti stud sul flauto dolce e su tutti gli altri strumenti oramai dimenticati del periodo rinascimentale e barocco. Ne ricostruì alcuni esemplari e, avvalendosi della spassionata collaborazione di tutta la sua famiglia, formò un complesso musicale specializzato soprattutto nella musica rinascimentale, complesso che presto arrivò ad eseguire diversi concerti. Si può dire che grazie a queste sei persone (Dolmetch aveva appunto ben quattro figli) ora il flauto dolce, e la musica antica in generale, sono conosciuti in tutti i continenti. La loro è stat evidentemente soltanto la spinta iniziale, che ha trovato, soprattutto in Paesi quali la stessa Inghilterra o la Germania, l'ambiente ideale per far crescere sempre di più questa passione. Molti compositori allora hanno iniziato ad interessarsi a questo nuovo tipo di flauto. Igor Strawinsky ha scritto un Duetto per flauti dolci; Paul Hindemith un Trio.
Sicuramente è proprio grazie allo sviluppo che il flauto dolce ha avuto in Inghilterra e in Germania, nel periodo compreso fra le due guerre mondiali, che oggi questo strumento ha assunto un ruolo primario nelle nuove metodologie didattiche della musica. I vari metodi Orff, Kodaly, si avvalgono soprattutto per iniziare alla musica i bambini, proprio di questo strumento dal passato storico così illustre. Perchè?
Fondamentalmente perchè il flauto dolce, a differenza di molti altri strumenti , permette all'esecutore in erba di suonare facili melodie molto presto; è piccolo di dimensioni e quindi facilmente trasportabile; costa molto poco. Purtroppo il nostro Paese quanto ad educazione musicale lascia decisamente a desiderare. Sembra impossibile che la culla dell'arte (mi riferisco al periodo rinascimentale) si sia ridotta, secondo un rapporto internazionale degli anni '60 agli ultimi posti nella graduatoria mondiale nel campo appunto dell'educazione musicale. Ma negli ultimi anni questa situazione assolutamente disperata si è, per fortuna modificata e il flauto dolce ha avuto senz'altro il merito, e continua ovviamente a mantenerlo, di avere accostato migliaia di bambini ed adulti alla musica.
Ed ecco che dal secondo dopoguerra molti didatti e compositori hanno dedicato al flauto dolce brani a volte molto interessanti. Dai noti Benjamin Britten e Karlheinz Stockahusen, ai nomi meno famosi di Hans Martin Linde e Hans Ulrich Staeps; o più di recente Jurg Baur, Rod du Bois e Makoto Shinohara. Michael Vetter ha scritto alla fine degli anni sessanta "Il flauto dolce ed acerbo" una specie di trattato sul flauto dolce contemporaneo, che tenta di fare il punto della situazione nella complicata materia della semiologia e della tecnica del flauto dolce, nella musica dei nostri giorni, una materia peraltro in continua evoluzione.
Anche compositori italiani di rilievo si sono accostati in questi ultimi anni al flauto dolce. Sylvano Bussotti ha introdotto ne "La Passion selon Sade" un brano per flauto dolce e mimo, intitolato "Rara". Luciano Berio invece ha scritto sempre per flauto solo "Gesti" dedicato a Frans Bruggen, sicuramente il virtuoso più affermato del nostro secolo. Questa composizione si articola in tre sezioni di cui le prime due sono aleatorie (il compositore ha scritto in questo caso solo gli effetti di articolazione, dinamica, voce umana e violente inspirazioni), e la terza invece risulta scritta su di un normale pentagramma.
Altri autori contemporanei che gravitano comunque in Italia e che hanno inerito uno o più flauti dolci in loro composizioni d'insieme sono Hans Werner Henze, Aldo Clementi e Roman Vlad.