Riporto un interessante articolo di Stefano Benini riguardante il Flauto Jazz. È una lettura che consiglio per chi vuole introdursi a questo magico mondo. Nella speranza che sia stimolo di ulteriore discussione tra i membri di questo forum.
La presenza del flauto nel jazz tradizionale è piuttosto rara; esso infatti entrerà tardi nell'organico strumentale jazzistico svolgendo per anni un ruolo
secondario, se non marginale.
Tutto questo dà origine ad una contraddizione: uno degli strumenti più antichi del mondo è rimasto per diverso tempo escluso da una musica di ampio retaggio folkloristico come quella Afro-Americana. I motivi di questa tardiva presenza, con addirittura un recupero recente delle radici etniche dello strumento, sono molto solidi. Per prima cosa, nella musica dell'Africa Occidentale, il flauto, rispetto agli strumenti a percussione ed ai cordofoni, ha avuto una presenza ed un uso minori, per cui un flauto "etnico" (nella musica etnica hanno sempre trovato largo impiego vari tipi di flauti) in un organico di jazz tradizionale era incompatibile con i motivi che hanno fatto nascere questa musica, basata sulla strumentazione per bande militari e su sonorità accese.
La debole sonorità lo avrebbe reso inascoltabile, del tutto fuori luogo. Il problema della non forte sonorità dello strumento fu risolto solo in tempi abbastanza recenti apportandovi innovazioni nel modo di suonarlo (Most e Kirk) e con l'ausilio dell'amplificazione. Tutto ciò vale anche per il flauto di tipo Boehm che era evidentemente fuori dalla portata dei neri per la sua collocazione esclusivamente accademica. Come le regole ammettono delle eccezioni, così anche nella storia del jazz esistono importanti presenze di flautisti arcaici e tradizionali.
Sidney Lanier, che già nella seconda metà del secolo scorso (1842 1881) era considerato un abile improvvisatore e compositore, alternava serate nei locali Newyorchesi a esperienze orchestrali. Nato a Macon, Georgia, è considerato il primo virtuoso flautista americano.
Clemente Barone, che nel 1914 suonò il flauto nella band ragtime del trombonista Arthur Pryor, e Bertin Depestre Salnave, che nel 1922 suonò il flauto nel sestetto di Arthur Briggs.
Nel 1927 il diciannovenne cubano Alberto Socarras nato il 19 settembre 1908 a Manzanillo (Cuba) e morto nel 1988 (notizia raccolta nella comunità cubana a New York), figlio d'arte (la madre era una chitarrista), dopo varie esperienze musicali, all'età di diciotto anni si trasferisce a New York dove, pur non conoscendo la lingua, riesce a farsi conoscere e ad imporsi nel non facile ambiente newyorchese. Per una serie dicircostanze fortuite si trovò in uno spettacolo radiofonico ad accompagnare con il flauto la cantante Eva Taylor, moglie del famoso Clarence Williams, che lo ingaggiò nella sua sezione di sax. In quel periodo un musicista di sezione aveva l'obbligo di saper suonare il clarinetto come secondo strumento e Socarras si trovò agevolato perché oltre ad essere clarinettista era anche un flautista . La sonorità del flauto piacque a Clarence che decise di usarla in alcune occasioni e così Socarras si trovò ad essere il primo a registrare nel 1927 un
solo di flauto per l'orchestra di Clarence Williams; il brano in questione fu "Shootin'the Pistol": ilsolo, di 24 misure, fu suonato nelle ottave medio alte, con una freschezza e un linguaggio nuovi per il periodo; pur restando conforme ai canoni musicali della sua epoca privilegiando un tipo di improvvisazione più verticale che orizzontale, cioè basata più sull'arpeggio che sulla scala, ha il pregio di non richiamare lo stile del clarinetto, imperante in quel periodo.
La presenza del flauto nel jazz tradizionale è piuttosto rara; esso infatti entrerà tardi nell'organico strumentale jazzistico svolgendo per anni un ruolo
secondario, se non marginale.
Tutto questo dà origine ad una contraddizione: uno degli strumenti più antichi del mondo è rimasto per diverso tempo escluso da una musica di ampio retaggio folkloristico come quella Afro-Americana. I motivi di questa tardiva presenza, con addirittura un recupero recente delle radici etniche dello strumento, sono molto solidi. Per prima cosa, nella musica dell'Africa Occidentale, il flauto, rispetto agli strumenti a percussione ed ai cordofoni, ha avuto una presenza ed un uso minori, per cui un flauto "etnico" (nella musica etnica hanno sempre trovato largo impiego vari tipi di flauti) in un organico di jazz tradizionale era incompatibile con i motivi che hanno fatto nascere questa musica, basata sulla strumentazione per bande militari e su sonorità accese.
La debole sonorità lo avrebbe reso inascoltabile, del tutto fuori luogo. Il problema della non forte sonorità dello strumento fu risolto solo in tempi abbastanza recenti apportandovi innovazioni nel modo di suonarlo (Most e Kirk) e con l'ausilio dell'amplificazione. Tutto ciò vale anche per il flauto di tipo Boehm che era evidentemente fuori dalla portata dei neri per la sua collocazione esclusivamente accademica. Come le regole ammettono delle eccezioni, così anche nella storia del jazz esistono importanti presenze di flautisti arcaici e tradizionali.
Sidney Lanier, che già nella seconda metà del secolo scorso (1842 1881) era considerato un abile improvvisatore e compositore, alternava serate nei locali Newyorchesi a esperienze orchestrali. Nato a Macon, Georgia, è considerato il primo virtuoso flautista americano.
Clemente Barone, che nel 1914 suonò il flauto nella band ragtime del trombonista Arthur Pryor, e Bertin Depestre Salnave, che nel 1922 suonò il flauto nel sestetto di Arthur Briggs.
Nel 1927 il diciannovenne cubano Alberto Socarras nato il 19 settembre 1908 a Manzanillo (Cuba) e morto nel 1988 (notizia raccolta nella comunità cubana a New York), figlio d'arte (la madre era una chitarrista), dopo varie esperienze musicali, all'età di diciotto anni si trasferisce a New York dove, pur non conoscendo la lingua, riesce a farsi conoscere e ad imporsi nel non facile ambiente newyorchese. Per una serie dicircostanze fortuite si trovò in uno spettacolo radiofonico ad accompagnare con il flauto la cantante Eva Taylor, moglie del famoso Clarence Williams, che lo ingaggiò nella sua sezione di sax. In quel periodo un musicista di sezione aveva l'obbligo di saper suonare il clarinetto come secondo strumento e Socarras si trovò agevolato perché oltre ad essere clarinettista era anche un flautista . La sonorità del flauto piacque a Clarence che decise di usarla in alcune occasioni e così Socarras si trovò ad essere il primo a registrare nel 1927 un
solo di flauto per l'orchestra di Clarence Williams; il brano in questione fu "Shootin'the Pistol": ilsolo, di 24 misure, fu suonato nelle ottave medio alte, con una freschezza e un linguaggio nuovi per il periodo; pur restando conforme ai canoni musicali della sua epoca privilegiando un tipo di improvvisazione più verticale che orizzontale, cioè basata più sull'arpeggio che sulla scala, ha il pregio di non richiamare lo stile del clarinetto, imperante in quel periodo.
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