Storia del flauto dolce: Il rinascimento

Sweety

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3 Settembre 2019
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Con la nascita di botteghe artigiane, si iniziarono ad uniformare le caratteristiche e le qualità degli strumenti musicali e a permetterne anche una più cappillare diffusione; insieme all'importanza che l'arte raggiunse anche nei ceti medio-borghesi, questo fatto permise il poter far musica ad un gran numero di dilettanti.
Il concetto che fino ad allora aveva frenato lo sviluppo, comunque sempre crescente, della musica strumentale, era che gli strumenti erano considerati imperfetti, rispetto alla voce umana; e questo per due ragioni principali: la prima era religiosa e morale: fino all'Umanesimo la Chiesa aveva esercitato una forte pressione contro la musica strumentale, ad eccezione dell'organo, in quanto, mancando un testo, non era in grado i cantare le lodi al Signore. Non è che questo concetto si sia modificato nel 500 (si noti ad es. nel quadro dedicato a S.Cecilia del Raffaello, gli strumenti spezzati ai piedi della santa, che ha in mano un organo e lo sguardo rivolto al cielo a rimirare gli angeli), ma piuttosto era l'uomo stesso che tendeva a svincolarsi dal punto di vista morale dai dettami religiosi; e gli strumenti acquistano importanza proprio perchè sono un prodotto dell'uomo
La seconda invece era una ragione puramente pratica: l'imperfezione di un tempo (dovuta a problemi tipicamente strumentali, quali l'intonazione, le differenze di diapason, i materiali e le tecniche costruttive sicuramente non eccezionali), queste imperfezioni appunto, si avviavano,grazie all'opera di costruttori professionisti, ad essere via via eliminate.
Ecco quindi che sulla pinta di queste radicali innovazioni, nel Rinascimento il flauto dolce divenne uno strumento molto conosciuto ed apprezzato (Enrico VIII, re d'Inghilterra ne aveva una collezione comprendente ben 68 esemplari!).
Nel frattempo comparvero i primi trattati, a stampa, che illustravano le caratteristiche degli strumenti musicali (Virdung 1511, Agricola, 1528): da questi libri si può vedere come fosse già standardizzata l'intera famiglia di flauti dolci (comprendente 7 - 8 strumenti di diverso registro, dal sopranino in do al grande basso in fa).
Venne ance pubblicato il primo trattato interamente dedicato al flauto, scritto da Silvestro Ganassi, a Venezia nel 1535, ed intitolato "La Fontegara" (da sottolineare che si tratta del primo metodo di uno strumento in senso assoluto). È l'inizio di una popolarità che il flauto dolce godrà sino alla decadenza, avvenuta nella seconda metà del XVIII sec.
Il Rinascimento è stata un'epoca ricchissima anche dal punto di vista artistico. È quindi ovvio che anche i flauto dolci del 500 siano delle vere e proprie opere d'arte, perfetti nella loro semplice estetica; erano costruiti in un unico blocco di legno (per lo più pero o acero); caratterizzati sempre da un timbro dolce, ma allo stesso tempo pieno nei flauti dal registro grave, e squillante in quelli più acuti, spesso questi strumenti si fondevano insieme nell'eseguire brani a più voci. Chansons, ricercari, fantasie e danze erano il repertorio rinascimentale tipico di qualsiasi suonatore, sia dilettante che professionista.
Ma è opportuno ora ricordare un concetto: fino al XVI secolo (e per buona parte di quello successivo) le composizioni non avevano una destinazione strumentale precisa (fatte salve alcune eccezioni, sopratutto in strumenti come l'organo o il liuto); questo voleva dire, ad esempio , che lo stesso brano musicale veniva suonato dagli strumenti a disposizione, o , in caso di possibilità di scelta, da quelli che gli esecutori stessi ritenevano più idonei.
La frase che si trova scritta in moltissime stampe musicali dell'epoca, e che sintetizza questo concetto, era: "con ogni sorte d'instrumenti". Non esistevano quindi (se non in pochissimi casi), dei brani musicali scritti appositamente per il flauto dolce, come è d'altronde per qualsiasi altro strumento.
Ecco quindi che l'iconografia dell'epoca, così come diverse testimonianze scritte, ci vengono in aiuto quando, oramai a più di quattro secoli di distanza, dobbiamo suonare nuovamente queste musiche. Due esempi: il primo iconografico, il secondo una testimonianza scritta.
Da un quadro del pittore rinascimentale Hendrick van Balen, intitolato "Le Festin Des Dieux", possiamo vedere ad esempio che il complesso musicale che accompagna questo banchetto degli Dei, è formato: da due strumenti ad arco (una viola da brazzo e una viola da gamba), da due strumenti a pizzico (un liuto e una bandora), da tre strumenti a fiato (un piffaro, un cornetto, ed un traverso), e da due cantanti; a terra sono posati una viella, due cornetti ed un trombone.
Come testimonianza scritta, sappiamo che ne 1565, in occasione delle nozze di Francesco de' Medici e Johanna d'Austria, si rappresentò la commedia "La Cofanaria", con alcuni intermezzi; nella descrizione che ci è giunta, stampata a Firenze l'anno seguente, sono menzionati gli strumenti usati: sono più di quaranta, fra clavicembali, liuti, viole e lire da gamba e da braccio, tromboni, cornetti, flauti diritti e traversi: una vera e propria orchestra! La descrizione si sofferma, brano dopo brano, nel darne la strumentazione precisa. Ecco quindi che parlare di una letteratura scritta specificatamente per il flauto dolce in questo periodo musicale, sarebbe quasi un falso storico.
Per chiarire ancora di più il ruolo che gli strumenti ebbero nel Rinascimento, riporterò la descrizione del termine "consort" (ossia complesso musicale), così come , agli inizi del XVII secolo, lo intendeva MIchale Praetorius: "Un consort si ha quando diverse persone, con ogni sorte di instrumenti, come un clavicembalo o una spinetta, una lira bassa, un'arpa doppia , un liuto, una tiorba, una bandora, e inoltre una viola da gamba, una piccola viola soprano, un traverso e un flauto, e qualche volta anche un trombone o un rackett, in un insieme e in compagnia, fanno musica d'accordo, gentilmente, piano e dolcemente, e suonano insieme l'un con l'altro, in una soave sinfonia"
 
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